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Abruzzo in tavola

  • valeorsini31
  • 28 mag
  • Tempo di lettura: 6 min




Le Pizzonte: regine delle sagre

Le Pizzonte – frittelle abruzzesi sono delle frittelle lievitate. Il termine “Pizzonte” deriva dal gergo dialettale della provincia di Teramo e tradotto in italiano significa “Pizza Unta”.

La ricetta di queste frittellesi tramanda in Abruzzo di generazione in generazione e ogni famiglia ha la sua versione: vengono preparate da tutte le nonne abruzzesi per la merendadei nipoti!


Queste sfiziosissime pizzette fritte sono uno dei piatti tipici dell’Abruzzo, tanto che non c’è sagra in cui non sia allestito un banchetto intento a friggere e distribuire queste pizzette.

La "pizzonte" hanno origine nella tradizione contadina, dove si utilizzava l'impasto avanzato dal pane o dalla focaccia per creare questa pietanza.


E, dunque, un cibo povero, una ricetta del riciclo, che nasce dal concetto “zerowaste”, che le nostre nonne conoscevano prima che divenisse una moda. Non si buttava e non si dovrebbe buttare nulla in cucina!

Le virtuose donne abruzzesi delle passate generazioni, sapevano creare dei manicaretti con gli avanzi, con quel poco che avevano. Così, quando facevano il pane e avanzava un pochino d’impasto dopo aver fatto le pagnotte, creavano delle palline, le allargavano con le mani e friggevano le pizzette nello strutto.

Una volta dorate e sgocciolate, le condivano con del sale oppure con un po’ di zucchero per accontentare i bambini. Oggi non si usa più lo strutto ma l’olio e si preparano come sfizio, non più per sfamare la famiglia, ma queste pizzette fritte continuano ad essere tanto amate da grandi e piccini!


L’impasto è quello classico del pane: acqua, farina, lievito e sale, anche se qualcuno si concede la licenza poetica di aggiungerci un po’ di latte. Una volta porzionato viene fritto e poi, se si vuole, condito, anche se liscio è già così buono da far dimenticare qualsiasi diatriba sull’origine di questo stuzzichino.

Si portano in tavola ancora calde, appena fritte, e spesso vengono accompagnate da qualche fetta di prosciutto crudonostrano.


Pochi e semplici ingredienti servono per realizzare queste frittelle salate che vanno sempre a ruba e conquistano tutti, grandi e bambini.



Il Tacchino alla Canzanese: storia e tradizione

Il tacchino alla canzanese è un piatto tipico del territorio della provincia di Teramo, in Abruzzo, in particolare di Canzano, da cui prende il nome. Fa parte dei Prodotti agroalimentari tradizionali abruzzesi.


Una tradizione e una ricetta originale tramandata di generazione in generazione, fin dalla casuale scoperta (a metà del 1800) che il brodo di tacchino, preparato al mattino la sera stessa era diventato gelatina ed esaltava il sapore della carne.Si utilizza solo la femmina del tacchino, che ha carni più tenere e saporite e un peso lordo di circa 6/7 Kg, peso che si ridurrà di un paio di chili dopo la fase iniziale di disossatura. Infatti, dopo aver pulito bene ed eviscerato l’animale, inizia la delicata fase di separazione delle carni dalle ossa, partendo dalla parte dello sterno.Anche la legatura della parte più grande (il busto) è un rito di solo apparente semplicità: movimenti precisi ed armonici disegnati con grazia ed eleganza antica.


L'animale, pulito, disossato e cucito per evitarne il disfacimento, viene sottoposto a una lunga cottura in acqua insieme con le ossa frantumate e aglio, alloro, pepe in grani e sale. La cottura avviene in forno a legna o a combustione ad alta temperatura in modo da ottenere un arrosto cotto nel suo brodo. Al termine il brodo di cottura, filtrato e raffreddato, si trasforma in gelatina.


Il tacchino viene servito freddo, insieme alla gelatina ottenuta facendo riposare e raffreddando il brodo di cottura dello stesso.

Questa pietanzaè diffusa e commercializzata in tutto il teramano, anche se la ricetta industriale differisce da quella tradizionale.


Il Tacchino alla Canzanese è stato inserito e riconosciuto nella dieta mediterranea dal Prof Alberto Fidanza.

Esiste un Consorzio del Tacchino alla Canzanese.



Pipindune e ove, una bomba di sapore

La zona d’origine di questo piatto della cucina tradizionale abruzzese è Collecorvino, un borgo che regala una vista meravigliosa sulla natura circostante.

Dopo aver coccolato l’animo con tanta meraviglia, non può mancare un assaggio di pipindune e ove, le cui radici affondano, di nuovo, nella già citata tradizione contadina.


Nello specifico, bisogna guardare a quella colazione che facevano i braccianti nei campi a metà mattina perché, svegli già da qualche ora, avevano bisogno di una ricarica di energia per arrivare al pranzo.

Questo contornosaporito si faceva con ciò che la terra offriva generosamente, i contadini non avevano grosse quantità di denaro a disposizione per la carne, ma avevano bisogno di energia in quantità sufficiente per lavorare nei campi. Ed è per questo che le uova, salutari ed energiche, sono state aggiunte ai gustosi peperoni. Il mix che ne nasce è decisamente notevole.

E in quanto a energia, questo mix di peperoni e uova non è secondo a nessuno.


Perfetto come contorno, oggi lo si trova anche come ripieno nei panini e, anche se d’estate può risultare difficile da affrontare, sa ripagare i coraggiosi con un’esplosione di gusto e colori.


Per realizzarli servono cornetti rossi e gialli, uova e olio extravergine d'oliva. Sono semplici da fare, ma l'imperativo è usare prodotti freschi e di stagione. I più golosi possono usare questa pietanza prelibata anche per farcire un panino.


Non sono leggerissimi da digerire ma questa pietanza è certamente una delle più caratteristiche della nostra terra.

Per prepararli basta lavare e asciugare bene i peperoni. Togliere il picciolo e i semi all’interno. Tagliare i cornetti a listarelle, farli cuocere in una padella antiaderente molto larga con mezzo bicchiere di olio evo.

Cuocere a fuoco vivace per non farli bruciare. Una volta appassiti, si può rimuovere l’eccesso di olio, in base ai propri gusti. Condire con sale e pepe e infine aggiungere le uova precedente sbattute e salate. Le uova dovranno rapprendersi, risultando come pezzi di frittata piccoli e irregolari. Il piatto è pronto da gustare.


Per esaltarne il gusto, si consiglia di gustarli accompagnati da un bicchiere di vino Montepulciano.


Pallotte cacio e ova, le polpettine abruzzesi senza carne

Un tesoro culinario che racchiude in sé la storia, la cultura e la tradizione abruzzese di terra sono anche le pallotte cacio e ova.

Queste polpettine, semplici nella loro composizione ma ricche di sapore, sono diventate la testimonianza di come la cucina povera possa trasformarsi in un’eredità culturale ricca e significativa.

Morbide e gustose, le pallotte cacio e ova sono un piatto che racconta di un territorio ricco di cultura e sapori.


Composte da pane, uova (le ova da cui prendono parte del loro nome) e formaggio, queste piccole sfere vengono servite con una semplice ma deliziosa salsa di pomodoro. Il contrasto tra il sapore forte del formaggio e la dolcezza del pomodoro crea un mix armonioso, che solletica il palato di chiunque le assaggi.


Gli ingredienti utilizzati nella ricetta sono un chiaro riflesso della tradizione locale. A dare la caratteristica nota forte alle pallotte è il formaggio pecorino molto diffuso in Abruzzo, terra di pastori e transumanza.

In questa ricetta, il pecorino svolge un ruolo fondamentale: con il suo sapore forte e leggermente piccante, riesce a equilibrare la gradevolezza del pane e la morbidezza delle uova. La sua consistenza granulosa e la capacità di fondersi facilmente lo rendono perfetto per essere amalgamato con gli altri ingredienti: la chiave per delle pallotte saporite e compatte.

Anche l’accostamento con le uova è un’altra caratteristica distintiva della cucina abruzzese, legata alla tradizione contadina e pastorale delle zone appenniniche.

Questi ingredienti semplici, ma ricchi di sapore, sono la base di molti piatti tipici della Regione, sia salati che dolci.


Come sono nate le pallotte cacio e ova

Anche le pallotte cacio e ova sono nate in momenti di necessità, da ingredienti semplici e poveri e poi diventate dei simboli della tradizione culinaria di un territorio.


Le pallotte cacio e ova sono un perfetto esempio di come la cucina povera abbia generato un piatto sorprendente, dimostrando che grandi idee possono nascere anche quando si hanno a disposizione pochi ingredienti o prodotti poveri.

Anche questo piatto nasce come alternativa alla mancanza di carne durante i periodi di guerra. Si narra che durante la Seconda guerra mondiale, per preservare il cibo dai saccheggi e dai sequestri – come spesso accadeva nel periodo dell’occupazione nazista –, i contadini fossero soliti nascondere pane e formaggio.


Fu proprio utilizzando questi pochi ingredienti a loro disposizione che le genti della costa abruzzese inventarono la ricetta delle pallotte cacio e ova, una creazione così deliziosa da sopravvivere alla guerra e diventare un vanto della cucina locale.

Queste speciali polpette, divenute – soprattutto nell’immediato dopoguerra – un pranzo al sacco nutriente ed economico per i lavoratori delle campagne, sono oggi un piatto irrinunciabile nei menù delle trattorie di ogni angolo d’Abruzzo.


La semplicità degli ingredienti delle pallotte – pane, formaggio, uova e pomodoro – che si trovano in ogni dispensa, anche la più sguarnita, le rende un piatto accessibile a tutti e facile da realizzare.

Insomma, se fai un salto in Abruzzo, non puoi non assaggiare questi gustosi piatti della tradizione contadina: sapori genuini che raccontano storie di semplicità, terra e passione.

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