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Santa Maria in Porclaneta: un gioiello d’Arte e Spirito nel cuore dell’Abruzzo Medievale

  • valeorsini31
  • 1 lug
  • Tempo di lettura: 5 min

Santa Maria in Porclaneta: un gioiello d’Arte e Spirito nel cuore dell’Abruzzo Medievale

La chiesa di Santa Maria in Val Porclaneta è uno dei più interessanti esempi di arte romanica abruzzese, in cui confluiscono influenze arabo-ispaniche, bizantine e longobarde.


Arroccata sulle pendici del Monte Velino, a 1.022 metri di altezza, tra silenzi ancestrali e boschi incantati, si cela una perla del romanico abruzzese:Santa Maria in Valle Porclaneta. Questo antico oratorio, incastonato tra le vette del Parco Naturale Regionale Sirente-Velino, non è solo una testimonianza architettonica del passato, ma un luogo che ancora oggi vibra di arte, spiritualità e mistero.



Un Viaggio nel Tempo: la Storia della Chiesa

Fondata intorno al 1000 d.C. come dipendenza dell’Abbazia di Montecassino, Santa Maria in Valle Porclaneta fu costruita su un precedente eremo rupestre. Il suo nome, "Porclaneta", evoca le radici latine della parola porcus (maiale), suggerendo un territorio un tempo dedito alla pastorizia, immerso in un paesaggio silvestre e selvaggio.

La presenza monastica nel sito è sicuramente anteriore al 1080, anno in cui "Il conte Berardo figlio di Berardo, conte dei Marsi, donò al monastero di Montecassino il monastero di Santa Maria in Valle Porclaneta e il castello di Rosciolo con le sue pertinenze.

La chiesa, in stile romanico, riflette nella sua sobria facciata e nella struttura a pianta basilicale l’essenza spirituale della vita monastica: semplicità, rigore e profondo legame con la natura.

Subito dopo i Benedettini avviarono la ricostruzione del complesso abbaziale nelle forme che ancora oggi possiamo ammirare; a differenza della chiesa, del monastero non rimane più alcuna traccia.

Nonostante l'appartenenza cassinese, la chiesa non riflette lo stile caratteristico che contraddistingue le fondazioni legate più o meno direttamente alla committenza dell'abate Desiderio di Montecassino.

Attraverso il portico si raggiunge l'ingresso principale: un portale dalle linee piuttosto semplici in cui spicca la presenza di una graziosa lunetta ogivale, affrescata nel XV secolo con una raffigurazione della Madonna col Bambino tra due Angeli adoranti.

Lungo il fianco destro della chiesa è possibile ammirare un piccolo portale, ornato da una formella scolpita raffigurante una Madonna con Bambino benedicente, opera attribuita al maestro Nicolò. Interrompono la cortina muraria un'elegante bifora e due piccole monofore realizzate nel XIV secolo.

Degna di nota è poi la decorazione esterna dell'abside con cornici, lavorate a foglie di acanto e palmette.

La chiesa presenta una pianta di tipo basilicale, suddivisa in tre navate, tre scalette immettono nel presbiterio, rialzato per via della cripta rettangolare che si sviluppa nello spazio sottostante.

I capitelli propongono un repertorio di motivi romanici; cornici "classiche" benedettine, sul modello di San Liberatore a Maiella, si alternano a girali, palmette, fiori, animali. A destra dell'ingresso è posto il sepolcro del maestro Nicolò, con la lapide scolpita dallo stesso artista. Un arco gotico chiude il sarcofago, ornato da pannelli figurati a rilievo, raffiguranti un Agnus Dei tra due angeli ed un gallo ed una sfinge dal volto umano.



Capolavori Incisi nella Pietra: il Ciborio e l’Ambone

Due opere fanno di Santa Maria in Valle Porclaneta una meta imprescindibile per ogni amante dell’arte medievale:

  • L’ambone, attribuito all’artista Nicodemo (lo stesso autore del celebre ambone di San Clemente a Casauria), è una vera scultura narrativa. L'ambone di Rosciolo è uno dei più begli esempi di scultura medievale.Realizzato nel 1150, è un intreccio di motivi zoomorfi e figure bibliche: leoni, aquile, serpenti e profeti si inseguono in una danza simbolica scolpita nella pietra bianca della Marsica.

    La struttura in pietra è rivestita dallo stucco, lavorato con sapiente maestria dai magistri Roberto e Nicodemo, che firmano con orgoglio l'opera ricordando l'anno di esecuzione, il 1150. Roberto di Ruggiero è noto per aver realizzato qualche anno prima il ciborio di San Clemente a Guardia al Vomano, mentre Nicodemo di Guardiagrele, che compare per la prima volta a Rosciolo, realizza nel 1158 l'ambone della chiesa di Santa Maria del Lago a Moscufo e nel 1166 l'ambone della chiesa di Santo Stefano a Cugnoli.

    I capitelli sono decorati da figure umane barbute intrecciate a sinuosi elementi vegetali, sul parapetto della scala, scene raffiguranti diaconi e soggetti testamentari, come David che lotta con un orso, la danza di Salomè e Giona ingoiato dalla balena.

  • Il ciborio, invece, è un’opera delicatissima. La sua struttura leggera, quasi gotica, crea un baldacchino che sembra sfidare la gravità, sostenuto da colonnine snelle e decorato con motivi floreali e geometrici che ricordano i tappeti orientali. È il punto in cui cielo e terra si toccano, dove l’Eucarestia veniva celebrata come un ponte tra il divino e l’umano. Il ciborio, attribuito al magister Roberto in prossimità del 1150, è ornato da omini che sorreggono con le mani la lunga barba, un arciere che sta per colpire la preda, un cacciatore che colpisce un basilisco, un altro omino, morso da un cane, che si contorce in una improbabile posa.

  • L'iconostasi L'elemento di arredo liturgico più antico tra quelli presenti nella chiesa è la bellissima iconostasi, composta da due lastre in pietra, probabilmente eseguite da artisti diversi, sormontate da quattro colonnine che sorreggono un architrave in legno.

    All'interno della chiesa si conservano interessanti affreschi, opera di artisti locali, che raffigurano diversi soggetti sacri, spesso ripetuti. Il gruppo più numeroso di essi si data al XV secolo e comprende, tra le altre, ben sette rappresentazioni della Madonna con Bambino in trono, dislocate sui pilastri delle navate, nonché sulle pareti del transetto e del presbiterio sul terzo pilastro della navata centrale. Nella navata centrale si trovano San Michele Arcangelo, due immagini di Sant'Antonio Abate. Al XIII secolo è databile una Crocifissione di Cristo conservata nel presbiterio.


La Luce come Pittore Invisibile

Uno degli elementi più affascinanti di Santa Maria in Valle Porclaneta è il gioco di luci naturali. Le piccole monofore, volutamente orientate, filtrano la luce del sole nelle ore mattutine creando suggestivi fasci luminosi che attraversano la navata. Questa luce radente esalta le sculture e crea un’atmosfera mistica, come se le pietre stesse prendessero vita.

Spunti per Artisti e Viaggiatori dell’Anima

Santa Maria in Valle Porclaneta è un luogo che nutre l’immaginazione. Artisti, scrittori, fotografi e sognatori possono trovarvi infinite ispirazioni:

  • Un laboratorio di texture medievali: ogni capitello, ogni rilievo, ogni pietra consunta racconta una storia. Per chi ama la scultura o il disegno, è un vero museo a cielo aperto.

  • Paesaggio sonoro: il silenzio qui è un elemento tangibile. Interrotto solo dal vento o dal canto di un uccello solitario, può diventare una partitura per musicisti in cerca di atmosfere contemplative.

  • Un set cinematografico naturale: il contrasto tra il rigore dell’architettura romanica e l’opulenza del paesaggio circostante offre inquadrature perfette per cortometraggi, documentari o reportage artistici.

Ritrovare sé stessi

Visitare Santa Maria in Valle Porclaneta non è solo un atto culturale, ma anche un viaggio introspettivo. Lontano dal turismo di massa, questo piccolo tempio invita alla riscoperta del sacro, al dialogo con la natura e con la memoria.

In un mondo frenetico, Porclaneta è una pausa, un respiro, un invito alla contemplazione artistica e spirituale.


Come Arrivare e Quando Visitare

La chiesa si trova nei pressi di Rosciolo dei Marsi, frazione di Magliano de’ Marsi (AQ), alle pendici del Monte Velino. È raggiungibile a piedi tramite un sentiero panoramico di circa 2 km, adatto anche ai camminatori occasionali.

Il periodo migliore per visitarla? La primavera o l’autunno, quando la luce e i colori dell’Abruzzo raggiungono il loro apice.

Santa Maria in Valle Porclaneta non è solo un luogo da visitare, ma da vivere. È un invito a rallentare, a osservare, a creare. Perché a volte, per ritrovare l’arte e l’ispirazione, basta seguire un sentiero di montagna che porta verso il silenzio — e verso sé stessi.


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